Bonus Scuola da 1.700 euro: chi può ottenerlo e come fare subito domanda per non perderlo

La recente vicenda giudiziaria che ha coinvolto la famiglia di Nathan e Catherine, con l’allontanamento dei tre figli minorenni da un’abitazione ritenuta inadeguata, ha riacceso il dibattito pubblico sull’istruzione parentale e sulle forme di sostegno economico destinate alle famiglie che scelgono modalità alternative di educazione.

Le motivazioni alla base dell’intervento giudiziario evidenziavano nella casa di residenza e in ciò che c’era attorno delle notevoli carenze proprio per gli stessi bambini.

Sull’onda di questo caso emblematico, la Lega ha presentato una proposta di legge a prima firma del deputato Rossano Sasso, che mira a introdurre un “buono scuola” economico per le famiglie che optano per l’istruzione parentale.

La proposta della Lega per il “buono scuola” destinato all’istruzione parentale

L’iniziativa, che ha suscitato interesse e polemiche, prevede un contributo differenziato in base al grado scolastico:

  • fino a 800 euro l’anno per la scuola primaria
  • fino a 1.700 euro l’anno per la scuola secondaria di primo grado

Il contributo sarebbe erogato in base all’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), per favorire concretamente chi decide di assumersi direttamente la responsabilità dell’educazione dei figli, sia attraverso l’insegnamento domiciliare sia in contesti privati.

Secondo le stime, in Italia sono circa 16mila le famiglie che già oggi scelgono l’istruzione parentale, un numero destinato a crescere in un contesto di crescente attenzione verso modelli educativi personalizzati.

La proposta ribadisce che il buono scuola intende garantire a ogni famiglia la possibilità di scegliere liberamente tra:

  • scuola pubblica
  • scuola paritaria
  • istruzione parentale
  • istruzione privata

senza che il costo diventi un ostacolo. I leghisti sottolineano come il costo medio per studente nel sistema pubblico italiano sia di circa 11.000 euro all’anno, mentre l’importo del buono scuola rappresenterebbe una spesa pubblica molto più contenuta, definita “molte decine di volte inferiore”.

Questo strumento viene presentato come un modo per:

  • migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse pubbliche
  • contenere la spesa complessiva
  • incentivare una scelta educativa responsabile da parte delle famiglie

La proposta si fonda sull’idea che non esista un unico modello scolastico valido per tutti e che lo Stato debba assicurare la reale accessibilità di tutte le opzioni educative, andando oltre l’aspetto meramente formale.

La normativa vigente sull’istruzione parentale e i controlli previsti

L’istruzione parentale in Italia è regolamentata da disposizioni precise, tra cui il Decreto Ministeriale n. 5 del 2021. I genitori che scelgono questa modalità devono:

  • presentare annualmente una dichiarazione al dirigente scolastico della scuola più vicina, attestando la propria capacità tecnica o economica di occuparsi dell’insegnamento
  • sottoporre i figli a un esame di idoneità annuale, sostenuto come candidati esterni in una scuola statale o paritaria

Ci sono delle regole da rispettare anche per l’istruzione parentale – www.perglialtri.it

Il dirigente scolastico ha l’obbligo di verificare la fondatezza delle dichiarazioni, mentre il controllo sull’adempimento dell’obbligo scolastico coinvolge anche il sindaco del Comune di residenza.

La proposta del “buono scuola” si inserisce quindi in un quadro normativo già strutturato, con l’obiettivo di fornire un supporto economico e valorizzare la libertà educativa delle famiglie, bilanciando il ruolo dello Stato nella tutela dei minori e nel garantire pari opportunità di istruzione.

Aggiornamenti e approfondimenti sulle nuove disposizioni e opportunità relative al mondo della scuola sono disponibili attraverso i canali ufficiali dedicati agli studenti e alle famiglie.

Published by
Rosalia Gigliano