Il nuovo maxi-emendamento alla manovra introduce cambiamenti su pensioni, TFR e incentivi alle imprese, con impatti rilevanti per lavoratori e aziende dal 2026
A pochi giorni dalla scadenza per la conversione in legge della manovra economica, il governo italiano ha presentato al Senato un emendamento omnibus che introduce importanti modifiche con impatti significativi su pensioni, trattamento di fine rapporto (TFR), imprese e investimenti. Le novità, contenute in un documento di circa 30 pagine, aggiungono 3,5 miliardi di euro alle risorse già stanziate, portando il totale a 22 miliardi, e prevedono interventi su più fronti strategici, dalla previdenza complementare alle agevolazioni fiscali per le aziende, fino ai finanziamenti per infrastrutture come il Ponte sullo Stretto di Messina.
L’esame parlamentare è previsto a partire dal 22 dicembre in Senato, con conclusione attesa il giorno seguente, prima del passaggio alla Camera che dovrebbe concludersi tra Natale e fine anno.
Novità sul TFR e la previdenza complementare
Una delle misure più rilevanti riguarda il trasferimento automatico del TFR alla previdenza complementare per i neoassunti nel settore privato a partire dal 1° luglio 2026. Questa modalità di adesione automatica prevede che il trattamento di fine rapporto venga destinato direttamente ai fondi pensione, salvo esplicita rinuncia da parte del lavoratore entro sessanta giorni dalla prima assunzione. Tale possibilità di revoca potrà essere esercitata anche successivamente.
La nuova normativa esclude il lavoro domestico ma amplia la platea delle aziende obbligate a versare il TFR all’INPS, includendo anche i datori di lavoro che, dopo l’avvio dell’attività, raggiungono la soglia dei 50 dipendenti, precedentemente esonerati. Si tratta di un cambiamento epocale nelle dinamiche delle buste paga, con profonde conseguenze sul percorso previdenziale futuro di molti lavoratori italiani.
Il pacchetto di emendamenti modifica in modo sostanziale le modalità di accesso alla pensione anticipata, introducendo un progressivo allungamento della cosiddetta finestra mobile. Attualmente fissata a tre mesi, questa finestra aumenterà a quattro mesi per chi maturerà i requisiti nel 2032 e 2033, cinque mesi nel 2034 e sei mesi dal 2035, a cui si sommano ulteriori incrementi legati all’aumento dell’aspettativa di vita: un mese in più nel 2027 e due mesi nel 2028.

Pensioni: cosa cambia – Perglialtri.it
Un’altra novità di rilievo riguarda il riscatto della laurea breve: a partire dal 2031, i mesi riscattati non contribuiranno al calcolo della pensione anticipata per i primi sei mesi, con una penalizzazione che crescerà fino a 30 mesi per chi raggiungerà i requisiti nel 2035. Questa modifica interessa esclusivamente il riscatto della laurea breve e non coinvolge altre forme di riscatto contributivo, rappresentando un dato fondamentale per chi aveva pianificato di anticipare l’uscita dal lavoro grazie al percorso universitario.
Sul fronte delle imprese, l’emendamento proroga fino al 30 settembre 2028 il superammortamento per l’acquisto di beni strumentali, rispondendo alle istanze di Confindustria. Tuttavia, le condizioni cambiano: vengono eliminate le super aliquote fino al 220% per gli investimenti green, fissando invece un’agevolazione massima al 180% per tutti. Non è previsto alcun incentivo per chi investe al di fuori dell’area europea. La misura coinvolge ogni tipo di bene strumentale, materiale o immateriale, che supporti la trasformazione tecnologica e digitale secondo i principi di Transizione 4.0 e 5.0, promuovendo l’innovazione senza ricorrere a bonus eccessivi.
Per rilanciare il credito d’imposta Transizione 4.0, i fondi – esauriti in precedenza – vengono integrati con 1,3 miliardi di euro per il 2026. Le risorse saranno utilizzabili esclusivamente in compensazione tramite modello F24 e solo per investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2025, rafforzando così le strategie di digitalizzazione e competitività delle aziende italiane.
Parallelamente, nella Zona Economica Speciale (ZES) unica per agricoltura, pesca e acquacoltura, le aliquote del credito d’imposta aumentano rispettivamente al 58,7839% e al 58,6102%, beneficiando imprese di tutte le dimensioni del settore primario. L’impatto finanziario di questa misura è stimato in circa 133,3 milioni di euro.
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