Un alimento gustoso, veloce e apparentemente innocuo che nasconde più di una variabile da conoscere prima di portarlo spesso in tavola.
Il tonno è uno di quegli alimenti salva pranzo o salva cena. È pratico, si conserva a lungo, si abbina a molti piatti e viene spesso percepito come una scelta “furba” per mangiare qualcosa di nutriente senza perdere tempo. Proprio per questo finisce spesso nel carrello della spesa, anche più volte al mese.
Quando si parla di alimentazione sana, però, non conta solo cosa mangiamo, ma anche quanto spesso lo facciamo. Alcuni cibi, pur avendo caratteristiche nutrizionali interessanti, possono diventare meno innocui se consumati con regolarità e senza le giuste attenzioni.
Mangiare il tonno due volte a settimana sembra una scelta equilibrata. Eppure, osservando cosa accade davvero all’organismo nel tempo, emergono aspetti che meritano di essere spiegati con chiarezza, soprattutto a chi pensa di aver trovato nel tonno un alleato fisso della propria dieta.
Il tonno, ecco coma (non) va mangiato
Dal punto di vista nutrizionale, il tonno è un alimento di valore. Fornisce proteine di alta qualità, utili per muscoli e tessuti, e contiene grassi “buoni”, come gli omega-3, noti per il loro ruolo nella salute cardiovascolare. Apporta inoltre minerali e vitamine importanti per il metabolismo e per il funzionamento del sistema nervoso. È per questo che viene spesso consigliato anche a bambini e adulti.

Consumare tonno in scatola con equilibrio è il primo passo per una dieta più consapevole-perglialtri
Il problema non è quindi il tonno in sé, ma ciò che può accumulare nel corso della sua vita. Essendo un pesce di grandi dimensioni e predatore, tende a concentrare nel proprio organismo sostanze presenti nell’ambiente marino, tra cui il mercurio. In particolare, la forma più preoccupante è il metilmercurio, una sostanza che si accumula progressivamente sia nel pesce sia in chi lo consuma.
Se l’assunzione è occasionale, un organismo adulto e sano riesce generalmente a gestire queste quantità senza conseguenze evidenti. La situazione cambia quando il consumo diventa abituale. Mangiare tonno in scatola due volte a settimana, per mesi o anni, può portare a un’esposizione costante che, nel lungo periodo, non è priva di effetti.
Il mercurio introdotto attraverso l’alimentazione può interferire con il sistema nervoso e causare disturbi poco specifici ma fastidiosi, come problemi gastrointestinali, stanchezza persistente o difficoltà di concentrazione. Si tratta di segnali spesso sottovalutati, perché non vengono immediatamente collegati alla dieta.
La questione diventa ancora più delicata in gravidanza. Il sistema nervoso del feto è particolarmente sensibile a questo tipo di sostanze, e anche quantità che non provocano sintomi nella madre possono influire sullo sviluppo del bambino. Per questo motivo, gli esperti raccomandano di limitare o evitare il consumo di pesci più esposti alla contaminazione durante la gestazione e l’allattamento.
Questo non significa eliminare il tonno dalla dieta, ma inserirlo con maggiore consapevolezza. Alternare le fonti proteiche, variare il tipo di pesce e non basare le proprie scelte sempre sugli stessi alimenti è la strategia più semplice ed efficace per ridurre i rischi senza rinunciare al gusto.
Pratico e veloce, il tonno in scatola è spesso presente sulle nostre tavole-perglialtri






