Secondo studi recenti, lo smartphone può ospitare batteri pericolosi come Stafilococchi ed Escherichia coli: ecco le buone pratiche per ridurre i rischi d’infezione
Nell’era digitale, uno degli oggetti più utilizzati quotidianamente, lo smartphone, si rivela un potenziale rischio per la salute a causa della sua contaminazione batterica. Le ultime ricerche mediche sottolineano come la detenzione prolungata di questo dispositivo nelle mani possa esporre a un’elevata carica di microrganismi, tra cui batteri potenzialmente pericolosi. In Italia, infatti, si calcola che ogni persona trascorra mediamente dalle 3 alle 6 ore al giorno in contatto diretto con il proprio telefono, un dato che impone una riflessione sul corretto utilizzo e sull’igiene di questi dispositivi.
Il telefono cellulare: un vero e proprio ricettacolo di batteri
Gli smartphone, pur non generando direttamente batteri o funghi, fungono da vettori perfetti per il trasferimento di microrganismi dalle mani a occhi, orecchie e vie respiratorie. La contaminazione avviene principalmente attraverso il contatto con superfici infette, come i bagni o le cucine, e in ambienti domestici dove il telefono viene portato senza precauzioni. Si tratta in gran parte di batteri normalmente presenti sulla pelle umana, ma la loro concentrazione elevata può diventare un rischio soprattutto in presenza di ferite o di condizioni immunitarie compromesse.
Le analisi microbiologiche hanno evidenziato una grande varietà di specie batteriche sugli schermi degli smartphone. Tra le più frequenti spiccano gli Stafilococchi coagulasi negativi (CoNS) e lo Staphylococcus aureus, batteri noti per la loro capacità di causare infezioni cutanee e respiratorie. Altri batteri più insidiosi, come Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae e Pseudomonas aeruginosa, sono stati rinvenuti in tracce, ma rappresentano un pericolo concreto perché associati a infezioni urinarie, polmoniti, meningiti e altre patologie gravi, soprattutto in soggetti debilitati.
Gli stafilococchi, in particolare lo Staphylococcus aureus, sono batteri Gram-positivi di forma sferica, molto diffusi sulla pelle e nelle mucose di animali a sangue caldo e dell’uomo. Questi microrganismi possono causare infezioni cutanee come follicoliti, foruncoli e impetigine, e in alcuni casi più gravi, tossinfezioni alimentari e sindromi da shock tossico. Esistono inoltre varianti di S. aureus resistenti a comuni antibiotici, come il ceppo meticillino-resistente (MRSA), che rendono più complesso il trattamento delle infezioni.

Smartphone e batteri – Perglialtri.it
Anche la presenza di Escherichia coli sul telefono è particolarmente preoccupante. Questo batterio Gram-negativo, normalmente residente nell’intestino, può provocare infezioni urinarie, gastroenteriti e perfino sepsi in condizioni favorevoli. Alcuni ceppi di E. coli, come il noto O157:H7, sono altamente patogeni e possono causare gravi malattie anche fatali. Recenti report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità indicano E. coli e Klebsiella pneumoniae come tra i batteri più resistenti agli antibiotici, responsabili di infezioni sanguigne gravi.
Non sono da sottovalutare, inoltre, la presenza di funghi e muffe sugli smartphone, che possono scatenare problemi dermatologici e patologie delle vie respiratorie e urinarie.
Nonostante l’ampia presenza di microbi, non è necessario abbandonare lo smartphone o ricorrere a protezioni eccessive che potrebbero danneggiare il dispositivo. La pulizia regolare del telefono è sufficiente per ridurre significativamente la carica batterica. Gli esperti consigliano di spegnere il dispositivo e pulirlo almeno una volta a settimana con un panno in microfibra leggermente umido e una soluzione contenente alcol isopropilico al 70%. In alternativa, si possono utilizzare salviette disinfettanti specifiche per dispositivi elettronici.
È importante evitare metodi dannosi come l’uso di candeggina o aria compressa, che potrebbero compromettere il funzionamento dello smartphone. Inoltre, è consigliabile non portare il telefono in bagno, luogo noto per la presenza di batteri come E. coli, e limitare il contatto con superfici potenzialmente contaminate.
L’adozione di queste semplici strategie igieniche contribuisce a prevenire il rischio di infezioni da stafilococco e da altri patogeni, soprattutto in soggetti con sistema immunitario indebolito o con ferite cutanee aperte.
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